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Monday, 29 October 2012 20:20
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Il fair play finanziario e i Maya: un finale già scritto? 

Un tempo vi era il baratto. Strumento di scambio infallibile. Non vi era il rischio di commettere errori di calcolo. Ognuno dava un valore ai propri prodotti e decideva, autonomamente, se scambiarli o meno con altri del medesimo genere o di diversa natura. Al termine dello scambio la transazione era chiusa. Do ut des.
Con l’introduzione della moneta lo scambio ha assunto connotati più precisi ma tutto si è maledettamente complicato. Le banche hanno fatto il resto spingendo inesorabilmente il commercio verso la sua progressiva smaterializzazione. Il denaro è solo il frutto della nostra immaginazione. Del resto i grandi magnati russi, gli impettiti sceicchi ci insegnano che, per acquistare, la moneta non serve a nulla.

 

 

 

Circa 14 euro spesi per ogni 10 euro incassati. Nessuna geniale strategia finanziaria. Solo semplice follia.
Il Manchester City ha chiuso il 2011 con un debito pari ad €225 milioni, tuttavia, questi inquietanti numeri non sembrano aver minimamente scosso le coscienze dei suoi vertici che continuano, tuttora, a fare razzia di grandi campioni. In Spagna la situazione è forse peggiore. Il debito delle società di calcio ammonta a circa 5 miliardi di euro.
È chiaro. Il calcio non si fa con i soldi. Barcellona, Real Madrid, Manchester City e la “rigenerata” Paris Saint Germain sono le società che, attualmente, hanno le maggiori ambizioni di vittoria sul campo ma, al contempo, sono quelle che più di tutte rischiano di chiudere i battenti entro i prossimi due anni.

I numeri sono davvero impressionanti. L’obiettivo della vittoria li accomuna. Tuttavia, alla fine, vince solo uno. E tutti gli altri? Come meteore in un cielo d’estate, come sono apparsi così spariranno. Poco conta se dietro lascieranno solo macerie.

Il nuovo regolamento Licenze Uefa (Uefa Club Licensing and Financial Fair Play Regulations) individua un obiettivo che presuppone il rispetto dei principi del cosidetto “fair play finanziario”: i club devono gestire nel miglior modo possibile le loro finanze al fine di raggiungere un solido equilibrio tra entrate ed uscite.
Le società di calcio professionistiche devono raggiungere la totale autosufficienza.

Un tempo bastava sudare sul campo per ottenere l’accesso alle ricche competizioni europee. Da oggi invece gli sforzi sul campo potranno essere vanificati dal mancato rispetto delle precise condizioni economico – finanziarie imposte dal Regolamento.

In primo luogo il controllo si concentrerà ovviamente sui bilanci. In futuro due bilanci su tre dovranno essere in positivo, e quello eventualmente in rosso dovrà essere quantomeno ridotto. Le uniche grandi spese consentite, pur in presenza di debiti, saranno solo quelle definite “virtuose”: stadi, vivai, infrastrutture.
Le società saranno sottoposte a continui controlli anche al fine di scongiurare la prassi dei grandi approvigionamenti di capitale tramite pseudo sponsorizzazioni. Un pò come si è soliti fare nei settori dilettantistici.
Per chi non rispetta il regolamento sono previste multe pesantissime e sanzioni fino all’esclusione dalle competizioni europee.

La stagione 2012/2013 segna il battesimo di fuoco del nuovo regolamento. In Italia il terrore si è insinuato tra i corridoi delle dirigenze già dalla stagione scorsa e, lo scarno mercato estivo, ne è la chiara dimostrazione.

In realtà lo tzunami del nuovo regolamento finanziario non si abbatterà sui destini dei club europei immediatamente. Per esplicare tutta la sua forza devastante ci vorranno almeno due anni. Il primo stato finanziario sottoposto a controllo da parte della Uefa sarà, infatti, quello del 2013. Se questo presenterà una differenza negativa fra ricavi e costi determinanti partiranno i controlli a catena.
Nel caso in cui le retribuzioni in favore del “personale” superino il 70% dei ricavi o quando l’indebitamento netto, prodotto dalle operazioni di mercato, superi il 100% dei ricavi potranno essere richieste informazioni giustificative della provenienza di tali fondi.

Le società meno “temerarie” avranno comunque una possibilità di salvarsi.

Per queste il mancato rispetto delle condizioni stabilite dal Regolamento non comporterà automaticamente Il diniego dell'iscrizione alle coppe.
Per queste verrà, infatti, approntata una valutazione complessiva che tenga conto di un eventuale concreto miglioramento dell’equilibrio finanziario. Tali società verrano, pertanto, poste sotto stretto controllo al fine di constatare la reale tendenza al miglioramento anche attraverso piani di risanamento elaborati di comune accordo.

In questi ultimi anni molti club anche in deficit hanno continuato a spendere. È davvero incoscienza?

In alcuni (pochi) casi, dietro queste condotte, vi è una precisa strategia.
Il club oggi non rientrante nei parametri di equilibrio finanziario non incorrerà, almeno in via di principio, in sanzioni qualora dimostri che, oltre ad aver messo in opera una concreta strategia per rientrarvi in un prossimo futuro, il deficit presente sia unicamente dovuto ai movimenti effettuati in precedenza. Nello specifico a causa dei contratti con calciatori professionisti conclusi non più tardi del primo giugno 2010. Molti “colpi” di mercato possono anche spiegarsi così.
Vi è un ulteriore tolleranza. Anche in presenza di un consistente debito si potrà comunque ottenere la licenza a patto che l’esposizione rientri nei limiti dei 45 milioni e che entro il 31 Dicembre 2014 questo sia coperto dagli azionisti o dai soci attraverso concreti versamenti. Il progetto prevedere che, in futuro, la massima esposizione debitoria tollerata sarà di 5 milioni di euro.

Gli stimati dirigenti dei ricchi club europei sanno bene i rischi che corrono. Nonostante questo vi sono società che, nell'ultimo anno e mezzo, hanno speso più di 200 milioni di euro.

A tutto vi è una spiegazione. Tuttavia l’unica che forse attualmente appare la più realistica è che, ai piani alti, siano davvero convinti che al termine del 2012 il mondo per come adesso lo conosciamo verrà spazzato via. E allora perchè farsi tutti questi problemi? Maya docet.

Avv. Cristian Zambrini

 

 

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