Thursday, 08 February 2018 11:46
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Caso Moro – Meta: non è plagio ma la canzone va eliminata dal festival

Che il festival di Sanremo abbia ormai perso il suo storico appeal è sotto gli occhi di tutti.

I talent show hanno definitivamente rubato la scena al colosso della città dei fiori per la loro capacità di sfornare prodotti perfetti per l’attuale mercato degli usa e getta. Un tempo il festival era un punto di arrivo. Massima rappresentazione del successo di un artista. Oggi rappresenta al più un checkpoint, evitabile, di una carriera o la triste passerella per qualche nobile decaduto. 

Al di là di valutazioni e considerazioni puramente “generazionali”, quel che, tuttavia, finora, per sentir comune, si attribuiva al festival, considerati anche gli oltre 65 anni di storia, era la perfetta organizzazione.

Seppur non siano state poche le occasioni nelle quali si sia discusso in merito alla bellezza delle canzoni partecipanti o vincitrici, il festival, da spettatore o da protagonista, ha sempre stupito per la sua scrupolosa ed inappuntabile gestione.

Dietro ogni programmazione che non presti il fianco a critiche vi è sempre una disciplina, preferibilmente scritta, da rispettare ed il Festival di Sanremo non è da meno.

Il festival, così come ogni concorso pubblico, ha, infatti, un suo regolamento che disciplina e scandisce ogni sua singola fase. Nello specifico il regolamento, oltre a prevedere le modalità di partecipazione, le fasi ed i criteri di valutazione, indica dettagliatamente le caratteristiche che i soggetti e le relative canzoni debbono avere al fine di poter richiedere l’accesso alla manifestazione canora.

Quest’anno il festival è giunto alla sua 68esima edizione e, per la prima volta, il pubblico ha dovuto assistere alla riproposizione di una canzone, seppur sottoposta ad una rielaborazione, già eseguita in passato.

Il Duo Fabrizio Moro – Ermal Meta sono, infatti, saliti sul palco di Sanremo con il pezzo “Non mi avete fatto niente” già proposto, con un testo ed un arrangiamento in parte difforme, dal duo Calvani – De Pascali nel 2016 nella sezione giovani.

Quel che sorprende è che a loro difesa Meta e Moro pare abbiano dichiarato, forse tentando una evitabile forzatura del regolamento, che il pezzo ha diritto di partecipare poiché, la precedente versione, non è mai stata commercializzata.

In un periodo storico nel quale sono esclusivamente i profitti a concedere la vita o meno ad un artista o ad una canzone, le parole dei due non sorprendono più di tanto ma, tuttavia, non rispecchiano, forse ancora per poco, i dettami del festival.

Ai sensi del regolamento, infatti, la mancata commercializzazione di un pezzo non fa comunque di esso un opera nuova.

Con riferimento alle canzoni l’elemento cardine stabilito dal regolamento è, infatti, la novità.

Nello specifico il regolamento stabilisce che: “E’ considerata nuova la canzone che, nell’insieme della sua composizione o nella sola parte musicale o nel solo testo letterario non sia già stata pubblicata e/o fruita, anche se a scopo gratuito, da un pubblico presente o lontano, o eseguita o interpretata dal vivo alla presenza di pubblico presente o lontano.

L’aspetto commerciale dell’opera è solo un ulteriore elemento attraverso il quale attribuirne la caratteristica della novità.  

Nel periodo storico degli Youtubers dove un pezzo, seppur mai riprodotto in pubblico, può muovere capitali attraverso visualizzazioni e riproduzioni sui social, l'elemento commerciale interviene a coprire un buco normativo che, fino a qualche anno, fa non esisteva.

A titolo esemplificativo e non esaustivo, il regolamento stabilisce infatti che "non sussiste la caratteristica di canzone nuova nell’eventualità che l’insieme o la parte musicale o il testo letterario della canzone abbia generato introiti derivanti da eventuale sfruttamento, diffusione e distribuzione totale o parziale di natura commerciale, riscontrabili e verificabili presso gli enti preposti alla riscossione di diritti d’autore e/o editoriali". 

Il sensazionalismo proprio delle riviste italiane ha parlato, senza alcun fondamento, di plagio. Il plagio, tuttavia, è una violazione della legge sul diritto d'autore che si manifesta nella appropriazione a sè stessi della paternità di un'opera creata da altri.

Nel caso specifico non sarà il plagio a decretare l'esclusione del pezzo del duo dal festival. Come può parlarsi di plagio se entrambi i pezzi sono stati scritti dal medesimo autore (Febo)? 

Il grave errore nel quale sono incappati i due cantautori e, presumibilmente, tutto il loro staff è pensare che una canzone, seppur eseguita in pubblico, che non abbia mai generato introiti possa essere rielaborata e ripresentata.

Come spiegato il regolamento dice ben altro.

A parer di chi scrive, tuttavia, non possono attribuirsi tutte le responsabilità esclusivamente al duo Meta - Moro. Ci si domanda che fine abbia fatto la scrupolosità e precisione che finora ha caratterizzato la direzione del festival. Il regolamento dovrebbe essere a loro ben noto.

Errori di questo tipo pongono tutto il festival sotto lo scacco delle più feroci critiche e se già le energie per reggersi in piedi mancano figuriamoci quelle per difendersi da chi altro non vuole che celebrarne, a solo due serate dall’inizio, il definitivo ed anticipato funerale.

Il pezzo del duo recita “non mi avete fatto nulla, non mi avete tolto niente”.

A chi è cresciuto con il festival, a chi ancora gli attribuiva importanza nonostante di qualità non ve ne fosse più traccia,  forse, i due cantautori hanno definitivamente tolto la voglia di vederlo.

Avv. Cristian Zambrini (www.studiolegalezambrini.it) 

 

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