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Sunday, 11 March 2018 11:31
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Reddito di cittadinanza: il disegno di legge ed il suo funzionamento

Partiamo dal principio evitando di alimentare aspettative e/o speranze sul breve termine.

Sgombriamo il campo dalle solite strumentalizzazioni e cerchiamo di capire il peso, il funzionamento e gli effetti attuali dello strumento proposto dal Movimento 5 stelle. 

Il cosiddetto “reddito di cittadinanza” del quale tanto si parla e si è parlato durante le elezioni, rappresenta un punto fondamentale del programma politico del Movimento 5 Stelle sin dalla sua nascita.

Il programma di sostegno economico è stato, infatti, proposto sotto forma di disegno di legge già nel lontano 2013 (n. 1148).

Come è facile intuire, tuttavia, il disegno di legge (o proposta di legge che dir si voglia) non è legge.

L’unico effetto che, attualmente, ha manifestato è l’aver aperto una conversazione parlamentare che sarebbe potuta sfociare nell’iter legislativo ma che tuttavia, ad oggi, pare essersi arenata.

 

Il disegno di legge altro non è che un testo bozza con cui si propone/progetta l'emanazione di un atto normativo che viene presentato alla Camera dei Deputati o al Senato al fine di ottenerne la sua promulgazione e successiva entrata in vigore.

L’iter legislativo italiano disciplinato dall’art. 71 al 74 della Costituzione ha nel disegno di legge la sua prima fase. Senza voler entrare nel dettaglio del procedimento è quantomeno necessario comprendere che per giungere dalla fase dell’iniziativa all’entrata in vigore l’iter è lungo e tortuoso.

Basti sapere che spesso il procedimento legislativo si blocca già nella fase della discussione parlamentare nella quale vengono analizzati i singoli articoli e proposte le varie modifiche (emendamenti). 

Le lotte tra i partiti conducono spesso alla morte delle proposte o a modifiche che finiscono per stravolgere il disegno originario. 

Solo dopo un passaggio senza ulteriori emendamenti il progetto di legge potrà passare alla fase della votazione delle singole camere e sperare in una sua accettazione. Sarà poi il Presidente della Repubblica a provvedere alla sua promulgazione sempre che lo stesso non accerti qualche vizio e decida di rispedirlo alle Camere riattivando il circo dei rimbalzi.

 

È questo ciò che sinteticamente dovrà affrontare la proposta del Movimento 5 Stelle prima di poter produrre effetti. Le fake news si sono sprecate in questi giorni sia sull’effettivo contenuto del progetto sia sui fantomatici soggetti che pare abbiano già presentato richieste. Non è di queste storielle che si vuol parlare, ma di quali concretamente siano le intenzioni progettate dai pentastellati con la loro proposta.

 

In primo luogo così come scritto lo strumento di sostegno economico è aperto a tutti i cittadini maggiorenni italiani, europei e stranieri provenienti da Paesi che hanno sottoscritto accordi di reciprocità sulla previdenza sociale.

Sulla carta, lo strumento pentastellato non è finalizzato a fornire un sostegno economico fino a sé stesso ma a promuovere un inserimento più controllato nel mondo del lavoro accompagnando il soggetto fino all’ottenimento di uno stipendio che possa consentirgli il superamento della soglia di povertà. 

In soldoni tale contributo, nel caso di soggetto disoccupato a reddito zero, ammonterebbe a 780€ pro capite. Nel caso, invece, di soggetto percipiente un reddito o una pensione al di sotto di tale soglia l’importo del contributo corrisponderà alla differenza.   

Tutti i richiedenti, in età non pensionabile, dovranno obbligatoriamente iscriversi ad un centro per l’impiego. I maggiorenni fino a venticinque anni saranno obbligati ad avere una qualifica professionale o di un diploma o la frequenza di un corrispondente corso di studi o formazione.

Tutti saranno obbligati ad intraprendere percorsi di inserimento lavorativo e comunicare tempestivamente il cambiamento della propria situazione reddituale al fine poter effettuare il ricalcolo dell’importo del contributo.

I beneficiari dovranno peraltro espletare, per 8 ore settimanali, lavori socialmente utili, in linea con le proprie qualifiche e propensioni.

Lo proposta di legge non consente strumentalizzazioni poiché prevede la decadenza del contributo nel caso in cui il beneficiario sostenga più di tre colloqui con palese volontà di ottenere un esito negativo o rifiuti le corrispondenti offerte di lavoro.

In ultimo: le madri, fino al terzo anno di età dei figli, ovvero i padri, se richiesto o in caso di nucleo familiare monoparentale, sono esentati dall’obbligo della ricerca del lavoro.

 

Lo strumento pensato dal Movimento non rappresenta nulla di nuovo nel panorama europeo. Ad oggi solo Italia e Grecia non hanno ancora adottato forme di sostentamento economico incisive. Il cosiddetto reddito di inclusione attualmente esistente in Italia, oltre a parlare di cifre irrisorie, è indirizzato ad una cerchia ancora più ristretta e disperata di popolazione per potersi considerare efficacie.

Dovrà passare ancora del tempo e dure saranno le lotte parlamentari che si apriranno prima che lo strumento possa vedere la luce. Quel che è, tuttavia, innegabile è che, al di là di tutto, questo sarà sicuramente il primo vero banco di prova del movimento dopo il clamoroso consenso ricevuto alle votazioni.

Avv. Cristian Zambrini (www.studiolegalezambrini.it)  

 

 

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