Wednesday, 13 November 2019 11:34
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Rigore Lecce: nessun servilismo per la classe arbitrale. Il ricorso sarebbe inammissibile

I fatti: domenica scorsa durante la partita Lazio – Lecce, valevole per la dodicesima giornata del campionato di Serie A, viene assegnato un calcio di rigore alla formazione giallorossa per un fallo in area di rigore subito da Mancosu.

Si assume la responsabilità di calciare il rigore Babacar che, con grande sconforto per i tifosi salentini, se lo fa parare da Strakosha. Sulla respinta, tuttavia, si fionda Lapadula che, in scivolata, colpisce e mette in rete. Pareggio per il Lecce. O almeno così pareva essere. 

Blocca tutti gli entusiasmi l’arbitro Manganiello che annulla il goal perché, a suo dire, Lapadula avrebbe varcato la linea dell’area di rigore al momento dell’esecuzione del calcio di rigore. 

Ma quel che accade al momento dell’esecuzione avrebbe dovuto condurre il direttore di gara verso un’altra decisione.

 

Ebbene guardando il replay chi, in realtà, varca con ben due uomini la linea dell’area di rigore al momento dell’esecuzione è la Lazio.

 

Il presente approfondimento è finalizzato a comprendere cosa stabilisce il regolamento del gioco calcio e cosa, concretamente, avrebbe potuto fare la società giallorossa innanzi a tale violazione.

 

In merito a cosa stabilisce il regolamento del giuoco calcio si è già espresso, esaustivamente e con grande diplomazia, il Presidente dei giallorossi, l’avv. Sticchi Damiani.

La regola n. 14 impone, infatti, che, se “il portiere o un suo compagno entrano in area di rigore prima del tiro e il pallone non entra in porta” il calcio di rigore dovrà essere ripetuto. 

La regola è precisa e non lascia alcuno spazio a diverse interpretazioni. Non v’è molto altro da dire: il rigore andava ribattuto indipendentemente da ciò che poi è successo. Il goal di Lapadula, dal punto di vista legale, è un fatto condizionato, nella sua validità, dalla non corretta esecuzione del calcio di rigore e non dalla presenza dell’attaccante in area.

Come già riferito, ben prima che Babacar toccasse il pallone, due giocatori della Lazio erano ben piazzati nell’area di rigore. Ciò avrebbe dovuto condurre l’arbitro a far ribattere il rigore. 

Nel caso specifico neanche la Var avrebbe potuto soccorrere l’arbitro. Il protocollo Var prevede che l'invasione di un calciatore in occasione di un calcio di rigore può essere soggetta a revisione Var soltanto se si tratta di un attaccante che su una ribattuta di palo o portiere segna o partecipa a un gol, oppure se, simmetricamente, si tratta di un difensore che poi un gol lo evita. 

 

Che i giocatori della Lazio fossero al di là della linea dell’area di rigore prima del tiro avrebbe dovuto accertarsene Manganiello.

 

Il torto subito dal Lecce è stato indiscutibilmente enorme ma quali sarebbero state le armi per opporsi o quanto meno per provare ad avere giustizia? Nessuna. 

Le decisioni discrezionali tecniche prese dagli arbitri durante le partite sono indiscutibili ed inappellabili.

L’articolo 29, al punto 3, del Codice di Giustizia Sportiva stabilisce che “i Giudici sportivi giudicano in prima istanza sulla regolarità dello svolgimento delle gare, con esclusione dei fatti che investono decisioni di natura tecnica o disciplinare adottate in campo dall’arbitro, o che siano devoluti alla esclusiva discrezionalità tecnica di questi ai sensi della regola 5 del regolamento gioco calcio. 

Tale regola prevede, infatti, che le decisioni saranno assunte dall’arbitro al meglio delle sue possibilità in conformità con le Regole del Gioco e lo “spirito del gioco” e saranno basate sul giudizio dell’arbitro, che ha la discrezionalità di assumere azioni appropriate nel quadro delle Regole del Gioco.

Le decisioni dell’arbitro su fatti relativi al gioco, compreso se una rete è stata segnata o no ed il risultato della gara, sono inappellabili. 

 

Appare, pertanto, chiaro che la società giallorossa non ha alcun strumento per proporre ricorso avverso l'errore arbitrale e, pertanto, la volontà di non proporlo non è frutto di diplomazia o cortesia nei confronti della classe arbitrale.

Ogni tipo di opposizione avverso le decisioni degli arbitri assunte durante la partita sarebbe stata improcedibile oltre che inammissibile.

 

Avv. Cristian Zambrini (www.studiolegalezambrini.it)

 

 

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